Internet, è cambiata la musica?
Qualche tempo fa ho scritto (Musica on-line, una partita aperta e Musica on-line (2), indagini o privacy?) che le major del disco avrebbero fatto bene a fronteggiare la minaccia della pirateria in Rete con proprie iniziative e non solo attraverso le azioni legali, costose e per molti versi inutili.
In questi mesi i grandi colossi dell'informatica sono scesi in campo con piattaforme su cui si può scaricare musica dietro un regolare e, tutto considerato, abbastanza modesto compenso: in Europa si apprestano a sbarcare Music Club della Microsoft e iTunes della Apple (quest'ultimo con già all'attivo 6,5 milioni di brani distribuiti negli USA).
Entrambe le piattaforme offrono brani al prezzo di 0,99 euro l'uno (un album intero costa quindi circa 12,5 euro) e, nel caso di Microsoft, il catalogo è di 300 mila brani forniti da Emi, Warner, Sony, Universal, Bmg e altri ancora.
Perché le mayor hanno deciso di puntare sul Web dopo anni di lotta senza quartiere contro la musica on-line? La risposta sta nelle vendite, calate dell'11% in un anno, una perdita che non poteva più essere solo combattuta per vie legali.
Certo la Apple con iTunes ha aperto la via, realizzando il primo grande mercato virtuale legale di musica, i risultati poi hanno attirato altri grandi investitori ed ora il trend sembra avviato.
Inoltre sempre più paesi ratificano gli accordi internazionali sul copyright, i primi sono i due trattati OMPI del 1996, rendendo più facili i processi nei confronti dei maggiori siti pirata.
Lo stesso Napster, passato prima alla Bertelsmann e ora alla Roxio, dovrebbe tornare, in forma legale, sul Web entro Natale mentre Tiscali, che qualche mese fa per la banda larga strizzava l'occhio al sito "pirata" Kazaa, è pronta ad essere uno dei partner principali della piattaforma Microsoft in Europa.
Certo è difficile credere che la pirateria e lo scambio illegale di file sulla Rete cesseranno dal giorno alla notte, in primo luogo infatti gli archivi dei vari servizi a pagamento per ora sono ricchi ma non quanto le piattaforme peer to peer.
Inoltre il numero dei siti "pirata" rende ancora velleitario pensare di controllarli ed eliminarli così come l'abitudine allo scaricamento gratuito da parte dei navigatori non potrà essere vinta in tempi brevi.
Tuttavia un fattore gioca a favore della musica legale: la concorrenza.
Apple con il suo ingresso ha creato un mercato che sembrava inesistente e che invece si è rivelato tanto ricco da attirare in breve molti altri investitori, in questo modo la musica a pagamento sul Web orami è comunque qualcosa di reale e non impossibile.
In questo momento i due contendenti hanno fissato lo stesso prezzo, 0,99 euro a pezzo, ma l'affare ha spinto all'azione anche la Real Networks (Real Player), che sta lavorando per lanciare un servizio di musica on-line al prezzo, competitivo, di 0,77 euro a brano.
Anche le grandi catene di distribuzione USA, a causa del calo delle vendite, hanno deciso di unirsi per realizzare ad un nuovo servizio di vendita di cd on-line, varando la piattaforma Echo.
Le forze in campo dunque sono notevoli, è un rischio possibile è quello di creare un regime monopolistico, che però riprodurrebbe la situazione delle major off-line e dunque non favorirebbe la riduzione del mercato illegale, portando la situazione allo stato iniziale.
Se invece, come auspicabile, i diversi gruppi impronteranno la loro azione ad una certa concorrenza reciproca, si dovrebbero ottenere i due ingredienti necessari a battere il mercato illegale: prezzi più bassi (possibili sui grandi volumi d'acquisto) e un catalogo più ampio.